Le regole sono da sempre un tema appassionante nello sviluppo del bambino, che coinvolge genitori, educatori, insegnanti, medici, psicologi. Credo che il motivo di questo interesse sia dovuto al fatto che l’educazione del bambino vada di pari passo con la nostra civiltà e quindi come questa sia in continua evoluzione.
Le regole garantiscono una continuità educativa, ma primariamente una continuità evolutiva perché strutturano la personalità dell’essere umano con le sue caratteristiche, i suoi valori, le sue preferenze.
Per un bambino che si affaccia alla vita le regole sono la cornice di riferimento che coniuga quello che si può e quello che si deve, quello che piace e quello che non piace e che fa conoscere principi e limiti dell’esistenza.
Il bambino impara fino a dove si può spingere e impara quali sono i limiti dei suoi ambiti di vita: la famiglia, i compagni e sé stesso.
Ma qual è la funzione primaria delle regole?
Se si pensa alle regole, la primaria associazione ha a che fare con la rigidità e la staticità. Molto probabilmente perché la nostra società a questo ci ha abituato. Ma quando si parla di bambini e genitori occorre sottolineare che la regola è qualcosa di più profondo che trova le sue radici nei bisogni primari, così come il cibo e i giocattoli.
Si può paragonare la regola a una casa, a una strada o addirittura a un abbraccio: cioè a qualcosa che contiene e rassicura.
Credo che siano proprio queste le principali finalità delle regole: il contenimento e la rassicurazione.
È il bambino stesso che chiede al genitore di essere contenuto. Il ruolo del genitore quindi è quello di segnare una cornice di riferimento fatta di limiti entro cui il bambino è libero di muoversi con sicurezza e serenità. Chiaramente questa cornice è in continuo movimento ed evoluzione e questo fa sì che il bambino e il genitore stiano in un costante divenire dialettico fatto di conflitti, contrattazioni, trasgressioni e capricci.
Le regole e i confini andranno allargati con il passare del tempo, e si evolveranno parallelamente alle loro competenze. Occorre però tenere presente che i bambini, almeno fino al ciclo delle elementari, non hanno la capacità di autoregolarsi, dunque “stanno alle regole” per amore degli adulti, cioè perché un padre ed una madre gli dicono cosa è bene e cosa è male, cosa si può e cosa non si può fare per crescere.
Proprio per questo motivo è fondamentale che il genitore – e a maggior ragione la coppia genitoriale – si mostri fermo, autorevole e coerente. Le regole quindi dovranno primariamente essere concordate tra i genitori e la linea educativa dovrà essere la stessa.
Questo atteggiamento ha un effetto rassicurante sul bambino, che si appoggia alla sicurezza della coppia genitoriale per prendere coscienza dei limiti che lo circondano.
Come abbiamo detto, fino a tutto il ciclo elementare il bambino non sviluppa un sistema valoriale completo quindi diventa fondamentale l’imitazione e il modellamento su un sistema esterno.
Le regole del genitore quindi diventano basi fondamentali su cui in seguito il bambino costruirà il suo sistema e il suo stile. Da qui si capisce quindi anche l’importanza che acquista la spiegazione del valore che sottende la regola. Si mostra necessario che l’adulto si prodighi nel far capire al bambino quale sia la motivazione del limite, quali le cause e le conseguenze delle sue azioni. Ogni regola deve avere un senso sia per il genitore che per il bambino e deve essere spiegata in un linguaggio a lui comprensibile.
Alla luce di queste riflessioni si configura quindi anche un’altra funzione che chiamerei a “lungo termine”, ovvero quella di costruire le fondamenta per una struttura di valori propri della persona che si sta formando.
Credo sia fondamentale soffermarsi su questo punto, in quanto spesso i genitori incontrano difficoltà nel dare delle regole ferme e spesso si sentono in colpa o inadeguati rispetto a un modello di autorevolezza nei confronti del figlio.
La difficoltà principale molto probabilmente sta nel fatto che oggi entrambi i genitori si prendono cura del bambino, sia da un punto di vista affettivo che pratico e quotidiano e così come entrambi sono a disposizione dei bisogni, entrambi fanno fatica a utilizzare un codice educativo: si riscontra la stessa paura ad assumersi la responsabilità del “no”, ruolo che fino a qualche decennio fa era appannaggio del padre.
Si mostra quindi sempre più palese l’importanza di un codice educativo comune e coerente che dia al bambino la sicurezza di una cornice sicura entro cui muoversi.
In quest’ottica la trasgressione alla regola da parte del bambino può diventare una provocazione e un segnale di richiesta di attenzione: come se il bambino ci stesse comunicando un disagio che non sa dire in altro modo. Il capriccio può quindi essere visto come un “atto creativo”, un tentativo di superare una situazione difficile con una modalità tipica delle sua età che deve essere accolto e gestito da parte dell’adulto con una modalità ferma ma calda al contempo.
A questo punto sta all’adulto fornire un sostegno necessario per superare il momento difficile. Questo sostegno passa inevitabilmente per il rispetto della regola data, ma parallelamente diventa imprescindibile dimostrare al bambino l’accoglienza e la comprensione per il suo stato emotivo (la rabbia). Così davanti a un’opposizione all’andare a letto possiamo accogliere il bambino dicendo che capiamo la sua rabbia e che è normale che si senta così, ma parallelamente mandarlo comunque a letto, spiegando che non si può fare altrimenti.
Alla luce di queste riflessioni possiamo certamente affermare che non esiste una linea unica o una formula universale per far crescere un bambino felice, anche perché l’evoluzione passa sempre per un movimento costante e continuo fatto di crisi e risoluzioni. Esiste però un modo di vivere dei genitori che può aiutare il bambino all’ascolto di sé stesso, dei propri bisogni. Di fatto l’adulto può (e deve) contribuire con il suo comportamento alla serenità emotiva del bambino utilizzando i mezzi a sua disposizione, primo tra tutti l’amore, che è fatto di accoglienza e devozione, ma anche di limiti e regole per proteggerlo e aiutarlo a strutturare una psiche sana a forte di fronte alle frustrazione della vita.
concordo sull’importanza di definire insieme, i genitori, uno schema di regole in modo da essere coerenti nelle reazioni ai capricci. Nel nostro caso (e credo di molti altri), però, questo schema va condiviso anche con i nonni, che ce la mettono tutta a vanificare gli sforzi in questo senso. Inoltre, il problema che più spesso ci troviamo ad affrontare è la novità: cioè, quando arriva una nuova istanza non è che i bambini ti avvisano 3 giorni prima e ti danno il tempo di organizzare uno schema di regole. Ti ci trovi dentro e non sai come muoverti!
Comunque per noi le regole funzionano, se lo schema comprende anche “gli strappi alla regola”. Per esempio: si va a letto alle 9.30, ma se siamo a cena da qualche amico si può stare in piedi quanto si vuole.