Firenze custodisce così tanta arte e bellezza da rendere possibile ciò che altrove sarebbe impensabile, ad esempio che un museo come il museo Stibbert sia fuori dalle rotte turistiche e sconosciuto perfino a molti fiorentini.
Frederick Stibbert era un facoltoso fiorentino di padre inglese, un personaggio eccentrico che amò visceralmente Firenze: fu infatti tra i maggiori finanziatori della costruzione della facciata gotica del Duomo, alla cui inaugurazione si presentò vestito in armatura inglese del 1370.
Nel corso della sua vita fatta di viaggi in ogni dove, Stibbert si dedicò senza sosta all’accumulazione seriale di oggetti, in particolare armi, armature e costumi tradizionali. Oltre 56.000 pezzi che andarono a riempire le stanze della faraonica villa familiare di Montughi, il colle che sale da via Vittorio Emanuele verso Nord. Alla morte di Stibbert, per suo espresso volere, la sua casa divenne un museo ed è ancor oggi visitabile, con lo stesso allestimento che il collezionista realizzò, secondo il gusto dell’epoca.
All’arrivo al museo, una guida attende i visitatori e li accompagna lungo tutte le stanze, dando brevi cenni sugli oggetti e sulla vita di Stibbert. Si possono così ammirare spade, fucili, elmi ed armature italiane, inglesi, tedesche, islamiche, allestite in maniera bizzarra ma molto evocativa. Fiore all’occhiello della collezione è senza dubbio l’armeria giapponese, con tanti oggetti di grande qualità raramente visibili così numerosi fuori dal Giappone.
Ma non solo armi affollano il museo Stibbert: ogni stanza è ricca di arazzi, statue, mobili, quadri, porcellane e stranezze varie, catapultate nel terzo millennio da un mondo esotico che non esiste più.
Oltre al palazzo, degno di nota è anche il giardino, visitabile gratuitamente. Anche qui Stibbert diede sfogo al suo gusto eccentrico, realizzando un piacevole miscuglio di giardino rinascimentale, finto decadente all’inglese e gusto orientale. Il laghetto centrale è abitato da numerose tartarughe e papere, e ospita su una sponda la ricostruzione di un tempio egizio che Stibbert vide durante un suo viaggio e che volle a tutti i costi farsi ricostruire una volta rientrato a Firenze.
Un luogo affascinante e bizzarro, che ammalia i bambini coi suoi anfratti, le sue grotte, i suoi passaggi segreti.
Sicuramente un museo unico nel suo genere, particolarmente adatto ai ragazzi (di tutte le età) appassionati di guerrieri, spade e battaglie. Meno adatto ai bambini più piccoli, a causa delle luci molto basse e del ritmo sfiancante della visita: il tour, infatti, è piuttosto spedito e non permette di fare una sosta né di decidere individualmente il tempo da dedicare alle sezioni.
Una nota di biasimo purtroppo va anche alla guida che ci è capitata: un giovane inglese, con un italiano molto traballante, che non è riuscito a comunicare col pubblico come avrebbe dovuto, in un ambiente così ricco di oggetti che necessitano di una spiegazione abbondante per essere compresi da chi li ammira.
Peccato, perché il pubblico naturale del museo è sicuramente quello dei giovanissimi, ed è a loro che dovrebbe pensare nella progettazione delle proprie attività.