Un bambino cresce proprio perché vivo; una fonte continua di passaggi e di distacchi da elaborare: lo svezzamento, la deambulazione autonoma, l’andata al nido o alla scuola dell’infanzia e così via. E il distacco, per ogni genitore, non solo dalla fase precedente del bambino, ma anche dalle emozioni conseguenti vissute, dal proprio equilibrio mentale raggiunto, deve essere riaggiustato e riadattato ogni volta.
(Alba Marcoli, Il bambino perduto e ritrovato. Favole per far la pace col bambino che siamo stati)
L’inserimento al nido (o “ambientamento”) è per la famiglia un momento particolarmente atteso, temuto e idealizzato, nel bene e nel male. La ragione sta nel distacco, e nei contrasti di emozioni che questo comporta. Si lascia un territorio conosciuto per entrare in uno nuovo, che entusiasma e spaventa allo stesso tempo.
L’ambientamento al nido è innanzitutto un percorso parallelo del bambino e del genitore.
È un momento prezioso in cui il bambino ha la possibilità di esplorare un nuovo ambiente misurandosi e mettendo in atto nuovi strumenti e potenzialità.
Il momento del distacco è spesso (ma non sempre) caratterizzato dal pianto, e in questo caso può risultare molto difficile: l’atteggiamento migliore è quello di accettare e accogliere il dolore del bambino, esplicitandolo e mostrandogli che lo capiamo.
Spiegare al bambino ciò che sta accadendo è il modo migliore per accompagnarlo in questo passaggio; ad esempio non è consigliabile distrarre il bambino per non fargli notare che la madre sta andando via. Ricordiamo inoltre che una dose di sofferenza e di disperazione iniziale è normale e sana: il bambino che ha un sano attaccamento alla madre piangerà, ma riuscirà anche a farsi consolare.
Il mutuo sostegno tra bambino e genitore starà alla base di tutto il processo: il genitore provvederà a incoraggiare e sostenere il bambino nel suo approccio alla novità, e il bambino rimanderà al genitore gli effetti di questa esperienza mettendo in atto e mostrando le competenze relazionali che già possiede e in questo modo lo rassicurerà. I bambini ci sorprendono sempre in positivo, no?
Vediamo più in dettaglio qualche consiglio utile:
Siate convinti prima di tutto
Per quanto la scelta di portare il bambino al nido possa provocare, specialmente nel caso di primo figlio, un senso di frustrazione e un latente senso di colpa, è fondamentale che il genitore sia consapevole e sicuro della propria scelta, e sappia monitorare e controllare le proprie emozioni, al fine di non trasmettere ansia al bambino. Ricordiamoci che anche i piccolissimi sanno leggere le nostre emozioni dal nostro volto!
Parlate col vostro bambino
Non date mai per scontato che vostro figlio non capisca esattamente cosa sta succedendo. I bambini sono competenti e si può loro spiegare, anche a pochi mesi, che una novità li attende, già da qualche giorno prima. Questo semplice accorgimento aiuterà tutti e due a prepararsi.
Create dei rituali
Organizzate un piccolo rituale da fare a casa o durante il tragitto per arrivare al nido, come cantare una certa canzone, o preparare lo zainetto insieme mettendo dentro un oggetto della mamma o della persona di riferimento, oppure mettere una goccia di profumo. Questo comportamento ha una valenza simbolica ma serve sopratutto al bambino a stemperare la tensione portando con sé un “pezzettino di mamma”. Una valenza simile ha l’oggetto transazionale: il classico orsetto, una copertina o il ciuccio. Si tratta di una cosa a cui il bambino è particolarmente legato e su cui proietta tutto l’amore e l’attaccamento per la figura di riferimento. In questa situazione può risultare utile lasciargli portare con sé un oggetto di riferimento che lo tenga ancorato alla presenza (pur sempre simbolica) della mamma.
Rispettate i tempi
È molto importante rispettare i ritmi di tutti. La mamma dovrebbe cercare di non mettere fretta al bambino laddove l’ambientamento risultasse difficoltoso, ma anche stare attenta a non allungarli eccessivamente impedendo al bambino di staccarsi. In questo vi saranno di aiuto gli educatori.
Costruite un rapporto di fiducia
Un ambientamento sereno non può prescindere da una sana relazione fra genitori ed educatori. È importante essere ben disposti a collaborare per costruire un rapporto di fiducia che richiede settimane, a volte mesi. Il rispetto dei ruoli avrà come risultato una positiva continuità fra ambiente-nido e casa, a vantaggio del bambino che si sentirà accolto e sicuro in entrambi i luoghi.
5 Comments
Cara Marilisa
sono arrivata al tuo articolo per caso e l ho trovato molto interessante per cercare di capire la mia situazione.
La mia bambina compie tra qualche settimana 1 anno è una bambina molto solare ed indipendente quando cinsono io ma appena sono via è un inferno.
Vivo all estero e quindi non ho nonni e zii vicini e la piccola é sempre stata solo con me e con il papà.
Da una settimana abbiamo iniziato l.inserimento al nido Poiche presto.la.mia maternita è giunta al termine ma è un momento molto difficile.
Appena arriviamo e contenta e subito inizia a giocare poi mi saluta quando le dico che vado via, che lei nin deve preoccuparsi e che ritorno….20 min dopo si accorge che non ci sono ed è finita.
piange piange per ore non stop ed e inconsolabile.Oggi l educatrice m ha chiamato per andarla a recuperare prima perchè non riuscivano a calmarla.
Appena sono arrivata….tutto finito.
Sono un po demoralizzata e non so che strategia adottare.
In piu la picvola non prende ciuccio e nn ha dwi veri e propri oggetti di riferimento
spero tu possa darmi qualche consiglio.
Graziie in anticipo
Maddalena
Cara Maddalena,
innanzi tutto mi sento di rassicurarti dicendo subito che questa è una situazione che accomuna la maggior parte di genitori e di bambini che si trovano ad affrontare questo importante passaggio.
Come hai potuto leggere l’inserimento è un momento delicato e non senza difficoltà sia per il bambino che per il genitore. E’ infatti in questo momento che il bambino scopre un mondo dove non c’è la costante presenza fisica dei genitori. Questo come puoi immaginare ha dei pro e dei contro. Da una parte ci si accorge che il distacco è una cosa che smarrisce, ma dall’altra si entra a far parte di un mondo che può essere anche divertente.
Dal poco che racconti sembra comunque che la tua bambina apprezzi il luogo dove la stai portando e questo è sicuramente una cosa positiva.
Piano piano imparerà a capire che”la mamma torna” e con un po’ di pazienza si tranquillizzerà.
Il fatto che non abbia nessun oggetto da portare con sé non vuol dire che non lo puoi creare.
Prova ad esempio a “creare” un oggetto (magari raccontandole una storia prima) che abbia il significato della tua presenza con lei quando non ci sei fisicamente.
La cosa importante è che tu sia serena che questa può essere una bella esperienza per la tua bambina.
Intanto ti saluto
Se hai bisogno di altri spunti di riflessione non esitare a scriverci
In bocca al Lupo!!
Carissima Marialisa,
grazie per il tuo articolo che avevo letto con molto interesse e da cui avevo tratto qualche spunto di rituale per salutare la mia bambina prima di iniziare l’inserimento al nido.
Tuttavia, sono al secondo figlio quindi al secondo inserimento al nido, la mia crisi è profonda!
Sono alla terza settimana di adattamento e le maestre si rivolgono a me come se fossi la causa dei malesseri della mia bambina (o almeno io percepisco un certo loro disagio in questo senso): perchè non sta seduta a tavola quando si mangia, perchè vuole stare in collo, perchè a una certa ora inizia un lento piagnucolìo che non si ferma finchè non la vado a riprendere. Quando la saluto io al mattino, la bambina non piange e mi saluta tranquilla, come ha imparato a fare. Le educatrici parlano di una bambina “furbetta”, anche se lo dicono col sorriso, e quando chiedo loro perchè piange, la risposta è che si tratta di una bizza.
A parte le parole che utilizzano le educatrici, ieri sera mi sono illuminata e mi sono chiesta se la bambina non sia semplicemente stanca. Stamattina ho chiesto alla educatrice di riferimento se avesse mai provato ad addormentarla e la risposta è stata NO. Vediamo come ritrovo la bambina all’uscita delle 13 (ancora la prendo a quest’ora) ma, purtroppo, non sono ben disposta verso le educatrici che hanno puntato tutto sul fatto che la mia bambina era scontenta di stare al nido e non sul fatto che il suo pianto potesse essere semplicemnte l’espressione di un bisogno. Hai qualcosa da suggerirmi per procedere nella relazione con le educatrici (e non di pensare subito, come sto facendo, a toglierla da quel nido???). Grazie se puoi aiutarmi. L.
Ciao Lisa,
mi sembra che, da mamma esperta quale sei, una possibile risposta si possa trovare nelle tue stesse parole. Come già sai l’inserimento è un periodo di prova di una relazione tra tre persone: il bambino, la mamma e l’educatore e della relazione tra questi tre punti focali. Tutti e tre sono alla ricerca di un equilibrio per stare il più comodi possibile nella relazione. Un primo passo verso questa ricerca da parte tua potrebbe essere richiedere un colloquio con le educatrici mettendo in campo le tue perplessità. Parla con loro apertamente circa quello che senti, e quello che ritieni sia meglio, dopodiché decidi quanta fiducia sei disposta a darle. Sono convinta che questo possa essere utile sia a te che a loro, e di conseguenza anche al tuo bambino.
In bocca al lupo
Marialisa
Ciao Marialisa,
Avrei bisogno di un consiglio. Lavoro al nido e al momento stiamo avendo l’inserimento di una bimba che non vive bene il distacco dai genitori , sono pochi i momenti che sta tranquilla a giocare con gli altri bimbi, il più delle volte piange disperatamente, vuole essere dondolata con il passeggino o stare in braccio, ma per varie situazioni non è possibile poterla esaudire per tutto il giorno in quanto ci sono anche altri bimbi. Nell’ora del pranzo entra in un pianto di disperazione, e non mangia quasi niente. Sappiamo che ci vuole del tempo ma vorremmo anche dei consigli su come aiutarla a stare più tranquilla.
Grazie anticipatamente