In questo pazzo Paese che è l’Italia, l’agenda delle questioni cruciali della comunità non nasce da esigenze condivise, ma è dettata da una nebulosa società segreta composta da politici, giornalisti, alieni e vicini impiccioni.
Questa setta occulta, tra le tante nefandezze, è responsabile anche della grande preoccupazione di sempre più genitori per il diritto alla privacy dei loro figli. Preoccupazione che diventa paranoia se, al saggio di danza di Enrichetta, sul settimo o ottavo anello, tra il mixer luci e le scale degli spogliatoi, ci capita di scorgere un uomo con una telecamera che sta riprendendo l’evento.
Ma può fare le riprese? Ma non dovrebbe chiederci di firmare una liberatoria?
Spulciando la giurisprudenza a riguardo possiamo capire se e quando sia lecito che facciano foto o riprese video ai nostri figli senza il nostro consenso. E magari evitarci una brutta figura.
Il diritto che ci sembra messo in pericolo è quello della tutela della nostra immagine, regolamentato dal Regio Decreto n.633 del 1941, secondo cui per utilizzare l’immagine di Enrichetta è necessario che l’operatore, o il fotografo, abbiano avuto il consenso del genitore.
Ma lo stesso articolo prevede una serie di eccezioni, dettate dal buon senso e da caratteristiche proprie di situazioni specifiche. In particolare, non è dovuto alcun consenso per riprendere persone, anche se minorenni, mentre partecipano ad eventi che si svolgono in pubblico o nel corso di manifestazioni sportive e artistiche.
Il fatto stesso che Enrichetta partecipi al saggio, che è un evento pubblico al quale può partecipare chiunque pagando un biglietto, stabilisce implicitamente che ciò che accade durante il saggio non appartiene alla sfera privata.
Ecco perché invece all’asilo, ad esempio, ci chiedono di firmare una liberatoria: perché l’asilo non è un luogo aperto al pubblico.
Di contro, se l’operatore volesse intervistare Enrichetta, la norma e l’etica gli impongono di chiedere il permesso al genitore. Ma anche in questo caso non c’è bisogno di firmare nulla: il fatto stesso che Enrichetta parli davanti alla telecamera senza forzature implica la sua disponibilità a farsi riprendere – a patto ovviamente che tale consenso sia stato accordato dal genitore.
Il problema non dipende dal fatto in sé che qualcuno riprenda un bambino durante un evento pubblico. Semmai può dipendere dall’uso che farà di queste immagini. Se il video del saggio è destinato a realizzare un DVD ricordo o a essere inviato ai telegiornali a scopo redazionale, tutto regolare. Ma il video non può essere usato per montare lo spot di una ditta di abbigliamento per la danza, quindi a scopo commerciale, senza il consenso o un eventuale accordo economico col genitore. Peggio ancora se il video venisse usato in modo da danneggiare l’immagine di Enrichetta, ad esempio per una campagna di discriminazione nei confronti delle donne.
In questi casi, se non è affatto facile ottenere un risarcimento, è però possibile ottenere la rimozione delle immagini, rivolgendosi direttamente all’interessato ed eventualmente al giudice.
La linea di principio quindi è molto semplice: si possono riprendere o fotografare persone anche minorenni per strada, in luoghi ed eventi pubblici, e farne un uso informativo, didattico o culturale, purché questo non leda in alcun modo la persona ripresa.
Certo, l’idea di “lesione dell’immagine” è relativa, e sempre più spesso i genitori si arroccano su posizioni intransigenti; vedono rischi e abusi dove non ce ne sono affatto. La giurisprudenza in questo senso ha già ripetutamente espresso la propria posizione: quando il diritto all’immagine si scontra col diritto di cronaca, entrambi garantiti dalla Costituzione, a prevalere è il secondo, purché non provochi un effettivo danno all’interessato.
Perciò la prossima volta, se al saggio di Enrichetta ci venisse la tentazione di fare la scenata della mano davanti all’obiettivo e del perentorio “spegni quella telecamera!”, chiediamoci se quell’operatore ci sta effettivamente danneggiando, o rischiamo di essere noi a danneggiare lui.
È stato molto interessante leggere tutto, ho una ditta individuale che produce video in generale, la domanda è: una volta ripreso l’evento e prodotto un master DVD, vendendo ai genitori le copie commetto un reato? Grazie