Tutti recitiamo, fin da piccoli, più o meno consapevolmente… Dite di no?
Suvvia, ammettetelo!
Chi di noi, da bambino, non ha mai pronunciato la frase chiave: “Facciamo che tu sei… la principessa e io il pirata?” Abbiamo impugnato manici di scopa, indossato le sottovesti di nonna, saccheggiato i trucchi di mamma e ci siamo tuffati in avventure uniche ed irripetibili che solo più tardi avremmo definito TEATRO.
Giocare al teatro, da bambini, consente di vivere situazioni sempre nuove, sperimentare relazioni sociali e uso del linguaggio sempre diversi, utilizzare il corpo, la voce, gli oggetti, gli spazi in modi originali e creativi.
Giocare al teatro non è un’attività competitiva: lo scopo non è vincere, ma rappresentare, vivere, condividere emozioni ed esperienze.
Quando osserviamo i bambini che giocano al teatro scopriamo la loro capacità di:
- versatilità: possono trasformarsi in qualunque cosa o personaggio e trasformare ogni oggetto o spazio in funzione della storia che stanno vivendo;
- organizzazione: coordinano con maestria il gruppo che partecipa al gioco risolvendo gli eventuali conflitti;
- abbattere i confini del tempo: giocano per ore evolvendo la storia oppure concentrano in poche decine di minuti un’epopea.
Per andare oltre a queste considerazioni derivate dalla mia esperienza personale di mamma e di attrice, ho chiesto il contributo di Laura Ferraresi, pedagogista fiorentina che da anni è responsabile di progetti per il settore materno-infantile; educatrice per il recupero emotivo-sociale dei bambini e dei loro genitori; consulente dello sviluppo familiare e della personalità. E infine autrice di filastrocche e favole per bambini.
Michela – Laura, quando e perché nasce il bisogno di recitare:
Laura – È un bisogno innato e nasce quando inizia il gioco di “far finta di”. Ha la funzione di interiorizzare le norme, le regole della piccola comunità di cui il bambino fa parte, ovvero la famiglia. Attraverso il gioco di “far finta di” il bambino riesce ad elaborare stati emotivi che non riesce a gestire. Butta all’esterno ciò che non riesce a contenere. È particolarmente presente laddove ci sia un eccesso di regole che determini uno stato d’ansia che viene verbalizzato, quindi espulso, attraverso le attività ludico-teatrali.
M. – Questo avviene in ambito familiare e spontaneo. Come vedi l’inserimento di attività teatrali strutturate, come laboratori teatrali a scuola, per esempio?
L. – All’interno dell’organizzazione scolastica, il gioco teatrale può essere un valido strumento per le insegnanti qualora sia collegato al programma che i bambini stanno seguendo. Può essere ottimale rivolgersi ad un operatore esterno, ma solo se integrato e appoggiato da tutto il gruppo classe, partendo dalle maestre. Secondo la mia esperienza di mamma, oltre che di pedagogista, sono molto interessanti i progetti legati al territorio in cui abitano i bambini. Ricordo con piacere i saggi scolastici dei miei bambini che partivano dallo stimolo delle canzoni popolari toscane oppure delle storie legate all’Arno.
M. – E per quanto riguarda i laboratori esterni alla struttura scolastica, come orientarsi, quali parametri seguire per scegliere la scuola più adatta ai nostri bambini?
L. – Ovviamente il parametro lo detta il bambino. Possiamo proporre, ma la scelta sta a lui; a noi sta ascoltare i segnali che ci invia. Se frequenta con piacere e ci riporta le esperienze con entusiasmo, certamente ha incontrato il posto giusto. Possiamo sincerarci che l’insegnante mantenga la priorità di gioco e non di creazione di talenti. Che sia uno spazio per l’evasione e non un’ulteriore carico emotivo.
Per concludere, giocare al teatro, che avvenga in maniera libera o strutturata, è benefico per i nostri pargoli, purché mantenga il suo valore di GIOCO.
(Foto di Mike King)
8 Comments
grazie Gabriella,
la tua competenza ed esperienza in merito si avverte nelle tue parole e sento anche la passione che dedichi a questo impegno.
Concordo sull’attenzione alla preparazione degli insegnanti, ma anche all’ambiente e, come dice Laura nell’intervista, ai messaggi che ci mandano i bambini.
Se non è un ambiente soddisfacente il bambino manifesterà, più o meno esplicitamente, il suo disagio. Sta a noi genitori ascoltare e agire di conseguenza.
grazie ancora per il tuo prezioso contributo e
evviva il teatro!!!
intervista molto utile… sarebbe interessante un orientamento sulle scuole e laboratori per bambini a Firenze
ciao,
a breve pubblicheremo recensioni e informazioni sulle scuole e laboratori teatrali fiorentini… continua a seguirci 😉
Complimenti!!! Questo articolo mi è piaciuto molto: la prima parte è un tuffo nei ricordi, mentre la seconda è un’ occasione per avvalorare l’ utilità del teatro come mezzo evolutivo…. aggiungerei a qualsiasi età! 🙂
grazie Paola!
concordo sul “senza limiti di età”
anche perché si può sempre evolvere e migliorare…
divertendosi è meglio!
Indicazioni utili, queste. Il teatro, poi, è un amore che si può coltivare tutta la vita!
grazie Giannina,
confermo che il teatro, in tutte le sue espressioni è una passione, un amore senza età.
Ciao Michela,
è un argomento che conosco e coltivo con passione da 15 anni. Non a caso ho chiamato il laboratorio teatrale dei bambini Ludico e in tutti questi anni ho sempre dato la priorità al gioco (pur se fatto con la massima serietà ed impegno) come metodo d’insegnamento.
Riguardo ai corsi scolastici penso che dovrebbero essere strutturati in modo più ampio e non solo ai fini della recita scolastica … le basi del teatro a mio avviso sono basi per la vita (respirare, muoversi armonicamente, liberare le emozioni, relazionarsi con un gruppo, sapersi esprimere al meglio) che servono comunque anche se non si va sul palco … insomma dovrebbe essere considerata come una materia d’obbligo a tutti gli effetti.
Circa i laboratori esterni sono completamente d’accordo con Laura quando dice che sono i bambini stessi a dover apprezzare, con il loro gradimento, la qualità dell’insegnamento … consiglio però ai genitori di controllare anche il percorso e la formazione (curriculum ed esperienze accumulate negli anni) di coloro che che si qualificano esperti in questo settore poichè ahimè oggi nascono laboratori come funghi e talvolta purtroppo fa difetto l’ esperienza o peggio la qualifica necessaria! Questo è un danno anche per gli adulti ma è addirittura deleterio per i più piccoli.