Diventare genitori e crescere come tali è una sfida che richiede continue energie, e comporta un quotidiano sforzo per trovare soluzioni a problemi sempre nuovi. Per le questioni pratiche possiamo sempre e facilmente ricorrere ai consigli di altri genitori più esperti, capaci di rivelarci soluzioni creative geniali di organizzazione domestica, logistica, e persino di sopravvivenza.
Non appena si pongono invece i primi ostacoli che hanno a che fare col comportamento dei bambini, con le loro reazioni, con i capricci, con le nostre aspettative, insomma, con la sfera emotiva, ecco, qui casca l’asino: l’insicurezza serpeggia, il disagio aumenta, i nostri bambini diventano – ai nostri occhi – ingestibili. Come se ne esce?
Ho provato a fare due chiacchiere in proposito con la Dott.ssa Marialisa Pinori, psicoterapeuta della Gestalt, con una lunga esperienza di educatrice e collaboratrice di Firenze Kids.
Dottoressa, dirò una banalità, ma crescere un bambino è una continua altalena di emozioni.
La rabbia la gioia, la paura, il piacere sono emozioni che fanno parte della nostra vita in maniera costante e quotidiana e allo stesso modo della vita dei nostri piccoli. Si tratta infatti di risposte adattative del nostro organismo agli stimoli dell’ambiente: sono l’effetto che ciò che ci succede intorno ha su di noi.
Non ci sono emozioni giuste o sbagliate, le emozioni sono incontrollabili. Non si può impedire ad un topo di avere paura davanti ad un gatto, così come non si può impedire ad una persona (piccola o grande che sia) di essere triste, felice o disgustata.
Le emozioni non si possono impedire, ma spesso diamo per scontato che i bambini sappiano gestirle come vogliamo noi…
Negli adulti le emozioni e la loro espressione sono influenzate e determinate anche culturalmente e socialmente. Al contrario in individui in via di sviluppo (bambini e adolescenti) non sono filtrate né tantomeno portate a coscienza; spesso si provano delle emozioni forti senza sapere di che cosa si tratta. Per questo motivo i bambini hanno bisogno di un adulto accanto che insegni loro prima di tutto ad accogliere e prendersi cura dell’emozione e in seconda battuta a gestirla.
Come si insegna ai bambini a gestire le emozioni?
Allenare l’intelligenza emotiva del bambino significa prima di tutto essere consapevoli delle proprie emozioni come genitori o educatori. Questo diventa fondamentale perché se l’adulto per primo non è consapevole e non accetta le sue, diventerà sostanzialmente impossibile gestire quelle del bambino.
Quante volte nella relazione con un bambino in preda ad un capriccio ci siamo rivolti a lui dicendo “Stai un po’ calmo!!” con un’aria che non si avvicinava nemmeno all’immagine della calma? Molto spesso l’effetto di una situazione del genere è quello di alimentare il capriccio del bambino.
Quindi la domanda sorge spontanea: ma quel “Stai calmo!” è rivolto a lui o a me? Quanto in quel momento io adulto sono consapevole delle emozioni che mi stanno attraversando? Quanto sto riuscendo a gestirle?
Effettivamente i capricci, in certe situazioni, possono mettere a dura prova i nostri nervi. Ci si arrabbia e inconsapevolmente si fa peggio. Come si esce da questo circolo vizioso?
La risposta sta sicuramente nella capacità introspettiva di noi adulti. Di fatto è osservabile che quanto più io adulto sono consapevole delle emozioni che provo tanto più riuscirò a gestirle; di conseguenza, maggiore sarà la mia capacità di gestione emotiva, tanto più sarò un luogo di appoggio, di rifugio e di rassicurazione per il mio bambino.
Inoltre, se io adulto ho a disposizione un “dizionario delle emozioni” che mi permette di riconoscere e nominare quello che sta succedendo dentro di me, al contempo posso aiutare mio figlio a riconoscere e nominare quello che sta succedendo a lui, in un gioco relazionale dove, ad esempio, è possibile trovare delle differenze tra rabbia, invidia, paura, gelosia, vergogna, tristezza, gioia.
Quindi il primo passo è quello di riconoscere le emozioni?
Cercare di capire insieme cosa sta succedendo tra di noi, in una relazione adulto-bambino, inizia dal riconoscere che tutte le emozioni sono “buone” cioè legittime, anche certe rabbie (o certi dolori) dei nostri figli che condanniamo, sminuiamo, svalutiamo.
Quello che ci mette in difficoltà come adulti è l’espressione di queste emozioni, cioè quegli inspiegabili comportamenti che i nostri figli mettono in atto, che ci fanno vergognare in pubblico, che ci mettono in continua discussione, preoccupandoci continuamente di non essere dei “buoni genitori”.
Dottoressa, è davvero facile sentirsi inadeguati di fronte a tuo figlio che mena un altro bambino ai giardini, o che rifiuta di seguirti in un posto, o piange perché gli stai negando un cartone. Ci si mette subito in discussione come genitori…
Una rassicurante notizia ci arriva da un vecchio psicanalista, Winnicot, che parlava di una “madre sufficientemente buona” e anche da alcuni studi e ricerche molto più recenti che descrivono come il tentativo di essere dei genitori perfetti crei dei figli incapaci di sperimentare e godere degli errori.
Diceva Winnicott: “Sarebbe d’aiuto chiarire alle madri che amare è una faccenda complicata e non un semplice istinto”.
Alla luce di questo, l’aspetto emotivo del bambino passa inevitabilmente per quello dell’adulto il quale dovrebbe impegnarsi ad accettare le proprie caratteristiche e peculiarità, con l’obiettivo di vivere più sicuri i propri vissuti all’interno della relazione con il bambino, tenendo sempre presente che la sicurezza è un ingrediente fondamentale nella relazione e nell’educazione dei più piccoli. Il bambino ha bisogno di appoggiarsi a qualcosa di stabile. Quindi se l’adulto è consapevole delle proprie emozioni questo contribuisce a creare in lui la sicurezza che gli viene richiesta.
Non si finisce mai d’imparare.
I nostri figli possono essere delle palestre di apprendimento preziosissime per noi, perché ci mettono in contatto con questa parte vitale che sono le emozioni; ci spingono continuamente verso la messa in discussione non tanto delle nostre capacità genitoriali o educative, ma piuttosto delle nostre capacità di relazione con l’altro.
Al tempo stesso noi possiamo essere dei maestri per loro nel riconoscere, contenere ed esprimere le loro emozioni ma soprattutto nel rassicurare con le nostre parole e con il nostro esempio.
3 Comments
Ciao Simona, tutti i dettagli dell’evento puoi trovarli qui http://www.firenzekids.it/eventi/emozioni-mio-bambino-corso-per-capirle/
il link “dettagli” era sbagliato, ora lo abbiamo corretto!
Buongiorno, sarebbe possibile sapere dove viene svolto l’evento ed eventualmente un numero di contatto x iscriversi?Grazie